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DPI prodotti fitosanitari e nozioni di utilizzo
4 partecipanti
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Pagina 1 di 1
DPI prodotti fitosanitari e nozioni di utilizzo
Questo Forum si occupa marginalmente di argomenti legati al giardinaggio ed alla agricoltura, tuttavia una quota parte di utenti utilizzando prodotti fitosanitari si espone ai rischi legati dall'utilizzo degli stessi: non si intende scrivere una guida sulle modalità di utilizzo dei prodotti fitosanitari ne si intende disquisire delle possibili patologie derivanti dall'utilizzo scorretto di tali prodotti (a riguardo si rimanda a testi e corsi di formazione specifici), bensì si intende informare della necessità e della presenza sul mercato di adeguate protezioni che anche il piccolo agricoltore, che lo fa per pura passione, può adottare. Il tema sicurezza e/o prevenzione, anche nello specifico caso, può essere affrontato focalizzandosi su due punti principali:
- utilizzo di protezioni opportune per la specifica applicazione, chiamate DPI;
- comportamenti da tenersi sul luogo di lavoro verso se stessi e verso persone e cose che ci circondano.
Contenuti nei punti precedenti vi sono un certo numero di accorgimenti e pratiche tese a limitare o escludere l’esposizione ai vari principi attivi, sia da parte di chi li maneggia sia da parte di terzi.
Durante la preparazione e l'irroramento di una coltura con un prodotto fitosanitario il corpo umano è esposto nella sua totalità a tale sostanza, in particolar modo lo sono le mani e gli avambracci, le vie respiratorie, gli occhi e il cuoio capelluto.
Si son dunque studiati dei DPI opportuni alla protezione di tutto il corpo e con particolare attenzione alle parti su menzionate:
- guanti in nitrile o in neoprene, mono o pluriuso, resistenti ai composti organici, riportanti marcatura CE e il rischio dal quale protegge, in questo caso rischio chimico. Nello specifico devono riportare la norma EN 374 - 3 .
Sono da escludere assolutamente i guanti in lattice che oltre a poter essere particolarmente soggetti ad alcuni composti non presentano caratteristiche meccaniche di resistenza opportune e quindi possono rompersi facilmente;
- maschere facciali munite di filtri intercambiabili per la protezione completa del viso e delle vie respiratorie, riportanti entrambi marcatura CE e protezione per rischio chimico o ancor meglio casco con medesime caratteristiche che include la protezione per il cuoio capelluto. Il filtro deve necessariamente essere un DPI di terza categoria, combinato, per la protezione da polveri, fumi, nebbie e vapori organici, (solitamente si utilizza un A2P3);
- tute usa e getta in tyvek per una protezione total body, (si può indossare sopra i propri vestiti e presenta un cappuccio per la protezione del cuoio capelluto) riportante marcatura CE e il rischio dal quale protegge, in questo caso rischio chimico. Deve necessariamente essere un DPI di terza categoria.
- stivali in gomma resistenti alla penetrazione e alla degradazione da parte di agenti chimici. (in linea del tutto generale vanno bene i classici stivali in gomma utilizzati anche in luoghi acquitrinosi).
Riguardo i comportamenti da tenersi possiamo iniziare menzionando quelli scontati: non fumare (ci son componenti e loro vapori infiammabili) e bere durante la preparazione, il trasporto, l’irrorazione di tali prodotti e lavarsi accuratamente non appena possibile.
È d’obbligo impedire a chi non è adeguatamente protetto di avvicinarsi durante tutte le fasi di maneggio e utilizzo del prodotto, come è buona norma da parte di tutti, addetti e non, rispettare i tempi di rientro nel campo o nell’area trattata: è il tempo che intercorre tra la fine del trattamento ed un certo numero di ore a seguire, utile a far si che nell’aria non ci sia più il principio attivo finemente nebulizzato o in seguito vaporizzato a causa della temperatura esterna. Solitamente questo lasso di tempo è dell’ordine delle 10 ore o anche una giornata intera, 24 ore. Riferimenti utili si trovano in testi specifici oppure nelle etichette dei prodotti.
Di estrema importanza è il concetto del rispetto delle dosi e di tutte le prescrizioni riportate in etichetta:
- a dosaggi inferiori o maggiori di quanto prescritto potremo, nel primo caso, non ottenere i voluti risultati avendo sprecato energie e denaro, mentre nel secondo caso potremo avere effetti di intossicazione sulle colture, un sicuro spreco del principio attivo (e molti di questi prodotti costano non poco) e i gli intervalli di sicurezza prima del raccolto riportati in etichetta potrebbero non essere più validi;
- rispettare rigorosamente gli intervalli di sicurezza prima del raccolto, (io aggiungo sempre qualche giorno in più) assicurandosi prima di effettuare il trattamento che le tempistiche siano compatibili con lo stato attuale della coltura. Ciò non esclude la presenza di tracce del principio attivo sulla coltura o all’interno di essa (a seconda che il prodotto sia di copertura o sistemico), ma ci porta a quei valori, che sono stati classificati dal ministero della salute e dalla comunità europea, consentiti e ritenuti innocui per l’uomo;
- non trattare colture che non compaiono nell'etichetta dello specifico prodotto. non se ne conoscono gli effetti ne se ne conoscono le tempistiche di smaltimento da parte della coltura, ammesso possa smaltirla.
Sarò forse ripetitivo ma ci tengo a voler mettere questo concetto ben in chiaro, cioè il rispetto di quanto riportato in etichetta a prescindere da tutto: mi riferisco dunque alle dosi, ai tempi di sicurezza, al numero dei trattamenti, alla miscibilità con altri fitofarmaci ed alla completa lettura prima dell’utilizzo (ovvio). Anche nei corsi base che si tengono per l’utilizzo e l’acquisto di tali prodotti e soprattutto di quelli classificati “nocivi”, “tossici” e “molto tossici”, non si studiano teorie che differiscono o che consentono di scostarsi da quanto riportato in etichetta, bensì questa rimane sempre la base, o il riferimento, riguardo l’utilizzo di quello specifico prodotto.
Durante l’irrorazione è bene rispettare le distanze di sicurezza tra le colture, nostre ed altrui, operare in assenza di vento (operare controvento potrebbe essere una alternativa, ma per esperienza mi sento di sconsigliare di farlo in quanto il vento non è mai completamente uniforme secondo una direzione, oltre a favorire il trasporto della sostanza per maggiori distanze), evitare che la miscela distribuita sia in quantità tali da permettere il gocciolamento dalle foglie al terreno. Testi specifici indicano, come dato statistico generico, che della miscela distribuita circa il 70 % viene dispersa e di questa quota parte il più finisce nel terreno: si intende dunque come sia di fondamentale importanza irrorare le colture il giusto necessario, avendo cura di rispettare la distanza di deriva (distanza alla quale la miscela finemente nebulizzata si sposta nell’aria giungendo infine al terreno e a possibili colture nel suo raggio d’azione) che è comunque presente anche in assenza di vento, ma che in presenza dello stesso risulta amplificata.
Tengo inoltre a spendere due parole sulle modalità di conservazione di tali prodotti: è bene non tenerli in prossimità di cibi e bevande oppure in ambienti poco areati o che frequentiamo con assiduità (tanto per dirne una escludiamo la cantina) dato che residui del fitofarmaco molto spesso finiscono sulla confezione e rilasciano nel tempo odori sgradevoli e dunque molecole del principio attivo che respirandolo e come se lo mangiassimo. L’ideale sarebbe adibire un armadietto in luogo esterno ma asciutto, dunque areato, lontano da grosse fonti di calore e scintille e se necessario chiuso a chiave per evitare contatti a persone non addette ma più che altro a bambini se riteniamo ne possano avere occasione. Questi prodotti infatti, sopratutto le confezioni piccole, son tutte belle colorate con disegni di frutta, verdure varie, insetti carini e molto spesso risultano colorati anche i prodotti stessi, dunque è chiara l'attenzione che deve essere rivolta anche a questo aspetto.
Regola non scritta, ma di buon senso, sarebbe avvisare i vicini di campo circa i trattamenti che noi intendiamo svolgere su una o più colture allo scopo di combattere insieme un certo fitofago, oppure se l'area è accessibile ai nostri vicini o a terzi sarebbe buona norma avvisare tramite cartelli il fatto che una certa coltura è stata trattata. Se operiamo con diserbanti lungo il recinto dell'area coltivata è sempre bene informare sia i vicini che i terzi, attraverso cartelli o a parole, dell'avvenuto trattamento.
Non intendo dilungarmi oltre, ritengo ci sia la base per prendere atto delle responsabilità e delle possibili conseguenze derivanti dall'utilizzo scorretto di tali prodotti verso se stessi e gli altri.
Ritengo inoltre ci sia la base per lo sviluppo di un argomento in merito, dunque da qui in poi possiamo confrontarci oppure chiedere informazioni su sfaccettature del discorso magari non chiarissime, ovviamente le richieste di informazioni sono rivolte a tutto il Forum dato che ritengo ci siano persone ben più esperte di me.
buona prosecuzione.
Note:
- l'elaborato può contenere refusi. se ne trovate segnalateli, indicando magari la correzione sopratutto per quanto può riguardare le norme di riferimento dei DPI.
- alcune foto son prese dal web ma ritengo siano assolutamente libere, inoltre sono fedeli ai DPI personalmente usati.
- utilizzo di protezioni opportune per la specifica applicazione, chiamate DPI;
- comportamenti da tenersi sul luogo di lavoro verso se stessi e verso persone e cose che ci circondano.
Contenuti nei punti precedenti vi sono un certo numero di accorgimenti e pratiche tese a limitare o escludere l’esposizione ai vari principi attivi, sia da parte di chi li maneggia sia da parte di terzi.
Durante la preparazione e l'irroramento di una coltura con un prodotto fitosanitario il corpo umano è esposto nella sua totalità a tale sostanza, in particolar modo lo sono le mani e gli avambracci, le vie respiratorie, gli occhi e il cuoio capelluto.
Si son dunque studiati dei DPI opportuni alla protezione di tutto il corpo e con particolare attenzione alle parti su menzionate:
- guanti in nitrile o in neoprene, mono o pluriuso, resistenti ai composti organici, riportanti marcatura CE e il rischio dal quale protegge, in questo caso rischio chimico. Nello specifico devono riportare la norma EN 374 - 3 .
Sono da escludere assolutamente i guanti in lattice che oltre a poter essere particolarmente soggetti ad alcuni composti non presentano caratteristiche meccaniche di resistenza opportune e quindi possono rompersi facilmente;
- maschere facciali munite di filtri intercambiabili per la protezione completa del viso e delle vie respiratorie, riportanti entrambi marcatura CE e protezione per rischio chimico o ancor meglio casco con medesime caratteristiche che include la protezione per il cuoio capelluto. Il filtro deve necessariamente essere un DPI di terza categoria, combinato, per la protezione da polveri, fumi, nebbie e vapori organici, (solitamente si utilizza un A2P3);
- tute usa e getta in tyvek per una protezione total body, (si può indossare sopra i propri vestiti e presenta un cappuccio per la protezione del cuoio capelluto) riportante marcatura CE e il rischio dal quale protegge, in questo caso rischio chimico. Deve necessariamente essere un DPI di terza categoria.
- stivali in gomma resistenti alla penetrazione e alla degradazione da parte di agenti chimici. (in linea del tutto generale vanno bene i classici stivali in gomma utilizzati anche in luoghi acquitrinosi).
Riguardo i comportamenti da tenersi possiamo iniziare menzionando quelli scontati: non fumare (ci son componenti e loro vapori infiammabili) e bere durante la preparazione, il trasporto, l’irrorazione di tali prodotti e lavarsi accuratamente non appena possibile.
È d’obbligo impedire a chi non è adeguatamente protetto di avvicinarsi durante tutte le fasi di maneggio e utilizzo del prodotto, come è buona norma da parte di tutti, addetti e non, rispettare i tempi di rientro nel campo o nell’area trattata: è il tempo che intercorre tra la fine del trattamento ed un certo numero di ore a seguire, utile a far si che nell’aria non ci sia più il principio attivo finemente nebulizzato o in seguito vaporizzato a causa della temperatura esterna. Solitamente questo lasso di tempo è dell’ordine delle 10 ore o anche una giornata intera, 24 ore. Riferimenti utili si trovano in testi specifici oppure nelle etichette dei prodotti.
Di estrema importanza è il concetto del rispetto delle dosi e di tutte le prescrizioni riportate in etichetta:
- a dosaggi inferiori o maggiori di quanto prescritto potremo, nel primo caso, non ottenere i voluti risultati avendo sprecato energie e denaro, mentre nel secondo caso potremo avere effetti di intossicazione sulle colture, un sicuro spreco del principio attivo (e molti di questi prodotti costano non poco) e i gli intervalli di sicurezza prima del raccolto riportati in etichetta potrebbero non essere più validi;
- rispettare rigorosamente gli intervalli di sicurezza prima del raccolto, (io aggiungo sempre qualche giorno in più) assicurandosi prima di effettuare il trattamento che le tempistiche siano compatibili con lo stato attuale della coltura. Ciò non esclude la presenza di tracce del principio attivo sulla coltura o all’interno di essa (a seconda che il prodotto sia di copertura o sistemico), ma ci porta a quei valori, che sono stati classificati dal ministero della salute e dalla comunità europea, consentiti e ritenuti innocui per l’uomo;
- non trattare colture che non compaiono nell'etichetta dello specifico prodotto. non se ne conoscono gli effetti ne se ne conoscono le tempistiche di smaltimento da parte della coltura, ammesso possa smaltirla.
Sarò forse ripetitivo ma ci tengo a voler mettere questo concetto ben in chiaro, cioè il rispetto di quanto riportato in etichetta a prescindere da tutto: mi riferisco dunque alle dosi, ai tempi di sicurezza, al numero dei trattamenti, alla miscibilità con altri fitofarmaci ed alla completa lettura prima dell’utilizzo (ovvio). Anche nei corsi base che si tengono per l’utilizzo e l’acquisto di tali prodotti e soprattutto di quelli classificati “nocivi”, “tossici” e “molto tossici”, non si studiano teorie che differiscono o che consentono di scostarsi da quanto riportato in etichetta, bensì questa rimane sempre la base, o il riferimento, riguardo l’utilizzo di quello specifico prodotto.
Durante l’irrorazione è bene rispettare le distanze di sicurezza tra le colture, nostre ed altrui, operare in assenza di vento (operare controvento potrebbe essere una alternativa, ma per esperienza mi sento di sconsigliare di farlo in quanto il vento non è mai completamente uniforme secondo una direzione, oltre a favorire il trasporto della sostanza per maggiori distanze), evitare che la miscela distribuita sia in quantità tali da permettere il gocciolamento dalle foglie al terreno. Testi specifici indicano, come dato statistico generico, che della miscela distribuita circa il 70 % viene dispersa e di questa quota parte il più finisce nel terreno: si intende dunque come sia di fondamentale importanza irrorare le colture il giusto necessario, avendo cura di rispettare la distanza di deriva (distanza alla quale la miscela finemente nebulizzata si sposta nell’aria giungendo infine al terreno e a possibili colture nel suo raggio d’azione) che è comunque presente anche in assenza di vento, ma che in presenza dello stesso risulta amplificata.
Tengo inoltre a spendere due parole sulle modalità di conservazione di tali prodotti: è bene non tenerli in prossimità di cibi e bevande oppure in ambienti poco areati o che frequentiamo con assiduità (tanto per dirne una escludiamo la cantina) dato che residui del fitofarmaco molto spesso finiscono sulla confezione e rilasciano nel tempo odori sgradevoli e dunque molecole del principio attivo che respirandolo e come se lo mangiassimo. L’ideale sarebbe adibire un armadietto in luogo esterno ma asciutto, dunque areato, lontano da grosse fonti di calore e scintille e se necessario chiuso a chiave per evitare contatti a persone non addette ma più che altro a bambini se riteniamo ne possano avere occasione. Questi prodotti infatti, sopratutto le confezioni piccole, son tutte belle colorate con disegni di frutta, verdure varie, insetti carini e molto spesso risultano colorati anche i prodotti stessi, dunque è chiara l'attenzione che deve essere rivolta anche a questo aspetto.
Regola non scritta, ma di buon senso, sarebbe avvisare i vicini di campo circa i trattamenti che noi intendiamo svolgere su una o più colture allo scopo di combattere insieme un certo fitofago, oppure se l'area è accessibile ai nostri vicini o a terzi sarebbe buona norma avvisare tramite cartelli il fatto che una certa coltura è stata trattata. Se operiamo con diserbanti lungo il recinto dell'area coltivata è sempre bene informare sia i vicini che i terzi, attraverso cartelli o a parole, dell'avvenuto trattamento.
Non intendo dilungarmi oltre, ritengo ci sia la base per prendere atto delle responsabilità e delle possibili conseguenze derivanti dall'utilizzo scorretto di tali prodotti verso se stessi e gli altri.
Ritengo inoltre ci sia la base per lo sviluppo di un argomento in merito, dunque da qui in poi possiamo confrontarci oppure chiedere informazioni su sfaccettature del discorso magari non chiarissime, ovviamente le richieste di informazioni sono rivolte a tutto il Forum dato che ritengo ci siano persone ben più esperte di me.
buona prosecuzione.
Note:
- l'elaborato può contenere refusi. se ne trovate segnalateli, indicando magari la correzione sopratutto per quanto può riguardare le norme di riferimento dei DPI.
- alcune foto son prese dal web ma ritengo siano assolutamente libere, inoltre sono fedeli ai DPI personalmente usati.
Anto86- UTENTE BANNATO
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Re: DPI prodotti fitosanitari e nozioni di utilizzo
mi permetto di aggiungere, a novembre entrano in vigore nuove norme sui prodotti fitosanitari.
http://www.regione.piemonte.it/agri/comunicazione/quaderni/num79/dwd/03_Agri_n_79_Novitasuprodottifitosanitari9-11.pdf
http://www.regione.piemonte.it/agri/comunicazione/quaderni/num79/dwd/03_Agri_n_79_Novitasuprodottifitosanitari9-11.pdf
amelanchier- utente registrato
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Località : Capri
Alcune note integrative
Dopo l'esaustiva rassegna di Anto86 e delle precisazioni di amelanchier, posso aggiungere una breve sintesi sulle tematiche affrontate che possa essere di guida orientativa su come operare correttamente.
L'unione Europea dopo lunghe e accese polemiche sull'uso dei "pesticidi" ha emesso 2 direttive la 2009/127/CE(uso delle irroratrici) e la 2009/128/CE "uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PF) e metodi di difesa alternativi" con l'obiettivo di ridurre l'impatto negativo dei mezzi chimici sulla salute dell'uomo e nella salvaguardia dell'ambiente e dei organismi non bersaglio. Prevede una serie di misure definite dai piani d'azione per raggiungere tale scopo, rientrai la Formazione continua e le norme di comportamento che gli utenti si devono attenere, ogni stato membro deve recepire la direttiva sviluppando i propri piani. L' Italia che già disponeva di norme precise in materia di cui il DPR 290/2001, ha recepito la direttiva con il D.lgs. n. 150/2012 e dal DM 22/01/2014 che attuava il P.A.N. piano d'azione nazionale sull'uso sostenibile e sicuro dei prodotti fitosanitari e metodi di difesa alternativi. Ponendo delle scalette dal 1/1/14 difesa integrata obbligatoria, e dal 26/11/2015 "chiunque utilizzi i pf deve possedere una specifica abilitazione indipendentemente dalla classe tossicologica (tra l'altro dal 1/6/15 è entrata in vigore la nuova classificazione ed etichettatura dei prodotti chimici nota come CLP che non ha più corrispondenza con la precedente classificazione europea). Si fa distinzione tra utilizzatore professionale (sia esso agricoltore o giardiniere, o dip. pubblico o privato) colui che usa i PF in una attività lavorativa, rispetto l'utilizzatore dilettante hobbista a cui vanno riservati prodotti specifici e venduti solo da personale abilitato in specifiche rivendite, (sono esclusi supermercati, brico ecc..). I distributori devono possedere determinai requisiti ed una specifica abilitazione e fornire tutte le indicazioni di sicurezza sull'uso dei pf. Novità assoluta è la figura del "consulente" che deve avere una formazione in discipline agrarie o forestali aver frequentato un corso specifico e sostenuto con esito positivo un esame abilitante. L' istituzione del consulente abilita in modo esclusivo l'attività in materia di difesa fitosanitaria e metodi di lotta integrati e biologici,figura strategica in agricoltura ed in are extra-agricole in particolare in ambienti quali siti natura 2000, SIC, ZPS, e in ambiti urbani , parchi e giardini. Quindi prima di effettuare trattamenti in questi luoghi è consigliato ricorrere ai consulenti i quali aiutano alla scelta del mezzo più idoneo per contenere i danni da organismi nocivi attraverso identificazione dell'agente causale e monitoraggio, e adozione di relativa strategia di difesa tossico-ecocompatibile, predispongono il registro dei trattamenti, consigliano sul corretto smaltimento dei contenitori sul miglior utilizzo dei mezzi di distribuzione.
La materia è molto complessa se consideriamo che un corso base per utilizzatore prevede almeno 20 ore di formazione con argomenti che spaziano dalle competenze fitoiatriche , tossicologiche, ecologiche sicurezza del lavoro e legislazione ambientale e sanitaria ecc..
In sintesi si deve prendere atto che l'uso dei PF deve essere sempre più responsabile e fatto a ragion veduta e valutato caso per caso tenendo conto che si tratta di sostanze pericolose per la propria e l'altrui salute e l'ambiente, che non lascia spazio all' improvvisazione e che il nuovo PAN prevede sanzioni molto salate da 5.000-20.000 euro ed il ritiro o sospensione delle abilitazioni a tutti i livelli, conviene stare alle regole.
Queste poche righe vanno integrate con le specifiche norme reperibile nei siti del ministero della salute, delle risorse agricole ecc..
Purtroppo ho constatato che non è stata fatta una sufficiente informazione e molti professionisti ed enti pubblici non sono del tutto a conoscenza di quanto è previsto, quando entrerà a pieno regime il PAN tra pochi mesi.
Saluti.
L'unione Europea dopo lunghe e accese polemiche sull'uso dei "pesticidi" ha emesso 2 direttive la 2009/127/CE(uso delle irroratrici) e la 2009/128/CE "uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PF) e metodi di difesa alternativi" con l'obiettivo di ridurre l'impatto negativo dei mezzi chimici sulla salute dell'uomo e nella salvaguardia dell'ambiente e dei organismi non bersaglio. Prevede una serie di misure definite dai piani d'azione per raggiungere tale scopo, rientrai la Formazione continua e le norme di comportamento che gli utenti si devono attenere, ogni stato membro deve recepire la direttiva sviluppando i propri piani. L' Italia che già disponeva di norme precise in materia di cui il DPR 290/2001, ha recepito la direttiva con il D.lgs. n. 150/2012 e dal DM 22/01/2014 che attuava il P.A.N. piano d'azione nazionale sull'uso sostenibile e sicuro dei prodotti fitosanitari e metodi di difesa alternativi. Ponendo delle scalette dal 1/1/14 difesa integrata obbligatoria, e dal 26/11/2015 "chiunque utilizzi i pf deve possedere una specifica abilitazione indipendentemente dalla classe tossicologica (tra l'altro dal 1/6/15 è entrata in vigore la nuova classificazione ed etichettatura dei prodotti chimici nota come CLP che non ha più corrispondenza con la precedente classificazione europea). Si fa distinzione tra utilizzatore professionale (sia esso agricoltore o giardiniere, o dip. pubblico o privato) colui che usa i PF in una attività lavorativa, rispetto l'utilizzatore dilettante hobbista a cui vanno riservati prodotti specifici e venduti solo da personale abilitato in specifiche rivendite, (sono esclusi supermercati, brico ecc..). I distributori devono possedere determinai requisiti ed una specifica abilitazione e fornire tutte le indicazioni di sicurezza sull'uso dei pf. Novità assoluta è la figura del "consulente" che deve avere una formazione in discipline agrarie o forestali aver frequentato un corso specifico e sostenuto con esito positivo un esame abilitante. L' istituzione del consulente abilita in modo esclusivo l'attività in materia di difesa fitosanitaria e metodi di lotta integrati e biologici,figura strategica in agricoltura ed in are extra-agricole in particolare in ambienti quali siti natura 2000, SIC, ZPS, e in ambiti urbani , parchi e giardini. Quindi prima di effettuare trattamenti in questi luoghi è consigliato ricorrere ai consulenti i quali aiutano alla scelta del mezzo più idoneo per contenere i danni da organismi nocivi attraverso identificazione dell'agente causale e monitoraggio, e adozione di relativa strategia di difesa tossico-ecocompatibile, predispongono il registro dei trattamenti, consigliano sul corretto smaltimento dei contenitori sul miglior utilizzo dei mezzi di distribuzione.
La materia è molto complessa se consideriamo che un corso base per utilizzatore prevede almeno 20 ore di formazione con argomenti che spaziano dalle competenze fitoiatriche , tossicologiche, ecologiche sicurezza del lavoro e legislazione ambientale e sanitaria ecc..
In sintesi si deve prendere atto che l'uso dei PF deve essere sempre più responsabile e fatto a ragion veduta e valutato caso per caso tenendo conto che si tratta di sostanze pericolose per la propria e l'altrui salute e l'ambiente, che non lascia spazio all' improvvisazione e che il nuovo PAN prevede sanzioni molto salate da 5.000-20.000 euro ed il ritiro o sospensione delle abilitazioni a tutti i livelli, conviene stare alle regole.
Queste poche righe vanno integrate con le specifiche norme reperibile nei siti del ministero della salute, delle risorse agricole ecc..
Purtroppo ho constatato che non è stata fatta una sufficiente informazione e molti professionisti ed enti pubblici non sono del tutto a conoscenza di quanto è previsto, quando entrerà a pieno regime il PAN tra pochi mesi.
Saluti.
Frodo95- utente registrato
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Re: DPI prodotti fitosanitari e nozioni di utilizzo
Ben vengano disposizioni in materia di utilizzo ed acquisto dei prodotti fitosanitari, ma i corsi e il relativo esame potevano essere gratuiti... Io la vedo come l'ennesima trovata per racimolare ulteriori quattrini.
Inoltre mi chiedo: un ottantenne che dietro casa o nel giardino si cura una decina di olivi o altri fruttiferi deve studiare e fare l'esame? Perché le disposizioni sono chiare: secondo il mio negoziante si venderanno senza patentino solo quei prodotti corrispondenti ad una pompa d'acqua.
Io avrei organizzato, semmai, seminari gratuiti e informazioni capillari anche tramite posta o via mail.
Inoltre mi chiedo: un ottantenne che dietro casa o nel giardino si cura una decina di olivi o altri fruttiferi deve studiare e fare l'esame? Perché le disposizioni sono chiare: secondo il mio negoziante si venderanno senza patentino solo quei prodotti corrispondenti ad una pompa d'acqua.
Io avrei organizzato, semmai, seminari gratuiti e informazioni capillari anche tramite posta o via mail.
Giacomo Msb- utente registrato
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