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OLIVO parte 2
argomento proveniente da qui https://lamotosega.forumattivo.com/t1769p975-olivo-parte-1
Riguardo alla gestione del suolo, per l'olivo come per tutte le altre colture, non esiste MAI una ricetta unica che vada bene per ogni suolo, per ogni clima e per ogni latitudine. L'inerbimento permanente va bene in alcune condizioni e per date pluviometrie minime, altrimenti comporta più danni che benefici. Comunque, in un lavoro di ricerca italiano pubblicato recentemente, è stato mostrato che un oliveto con terreno lavorato, a parità di tutte le altre condizioni, è cresciuto di più in termini di volume della chioma e ha prodotto di più rispetto alla tesi inerbita
Riguardo alla gestione del suolo, per l'olivo come per tutte le altre colture, non esiste MAI una ricetta unica che vada bene per ogni suolo, per ogni clima e per ogni latitudine. L'inerbimento permanente va bene in alcune condizioni e per date pluviometrie minime, altrimenti comporta più danni che benefici. Comunque, in un lavoro di ricerca italiano pubblicato recentemente, è stato mostrato che un oliveto con terreno lavorato, a parità di tutte le altre condizioni, è cresciuto di più in termini di volume della chioma e ha prodotto di più rispetto alla tesi inerbita
Ultima modifica di luca31 il Ven Mar 05, 2021 4:23 pm - modificato 2 volte. (Motivazione : aggiunta link)
tn70a- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
Però è stato anche visto che le larve di coleottero che vivono nel terreno non lavorato si nutrono delle pupe della mosca dell'olivo riducendo drasticamente l'infestazione.
Ognuno la creda come vuole ma anche io sono per l'inerbimento.
Quantità non vuol dire resa in olio né qualità, quantità di chioma non vuol dire nulla perché riduce la luce all'interno, circola meno aria e ti viene lo sconforto solo a guardarlo; poi se la pianta investe più in legno che in frutto (o viceversa) rischi di cadere in alternanza di produzione. L'olivo non è una pianta facile ma bisogna capirlo, in giro ci sono troppe credenze popolari e poca scienza purtroppo.
Ognuno la creda come vuole ma anche io sono per l'inerbimento.
Quantità non vuol dire resa in olio né qualità, quantità di chioma non vuol dire nulla perché riduce la luce all'interno, circola meno aria e ti viene lo sconforto solo a guardarlo; poi se la pianta investe più in legno che in frutto (o viceversa) rischi di cadere in alternanza di produzione. L'olivo non è una pianta facile ma bisogna capirlo, in giro ci sono troppe credenze popolari e poca scienza purtroppo.
galero96- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
Proprio perché in giro c'è poca scienza bisognerebbe, a mio modesto avviso, evitare facili partigianerie. Il successo economico della coltivazione dell'olivo (come di tutte le altre colture) dipende da una vasta serie di fattori, sia tecnici che ambientali,alcuni sotto il nostro diretto controllo (sestod'impianto, gestione del terreno, concimazioni, irrigazioni, potature e trattamenti fitosanitari) e altri no (esposizione, tipo di suolo, clima, precipitazioni, etc). Vista la complessità del sistema, è abbastanza ottimistico sperare che i risultati della coltura possano essere influenzati dalla sola potatura o dal solo inerbimento. Anche le pubblicazioni scientifiche vanno prese cum grano salis, in quanto le prove, i confronti e i risultati si riferiscono alle condizioni ambientali in cui sono state svolte, e applicando gli stessi metodi ma discostandosi da quelle condizioni cambieranno giocoforza anche i risultati. Saluti
tn70a- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
non sono d'accordo perchè la potatura è il fattore che decide se avrai o no una produzione, o quantomeno una dignitosa, il resto lascia il tempo che trova e fronteggia altre problematiche ma tutto insieme fa un prodotto di qualità con produzione ottimale e soprattutto sempre costante di anno in anno. se un anno sbagli la potatura scombini tutto il ciclo vegetativo e mandi a benedire la produzione costante ottenuta con tanti sacrifici sino a quel momento.
galero96- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
L'inerbimento permanente va bene in alcune condizioni e per date pluviometrie minime, altrimenti comporta più danni che benefici. Comunque, in un lavoro di ricerca italiano pubblicato recentemente, è stato mostrato che un oliveto con terreno lavorato, a parità di tutte le altre condizioni, è cresciuto di più in termini di volume della chioma e ha prodotto di più rispetto alla tesi inerbita.
Non mi risulta propio questa cosa.....più danni che benefici? lo sai che in 7 anni di gestione di terreno differenziato fra inerbito e lavorato si ha un incremento del 25% di sostanza organica del nel suolo contro un -5% del lavorato. Dati scentifici , se sei appassionato di olivi vieni il 12 Settembre al Convegno Dibattito di OLivicoltura con i più grandi esperti Italiani.... Non voglio convincere nessuno, un conto è per sentito dire.. o leggere qualche articolo qua e la... Queste sono Certezze.
Non mi risulta propio questa cosa.....più danni che benefici? lo sai che in 7 anni di gestione di terreno differenziato fra inerbito e lavorato si ha un incremento del 25% di sostanza organica del nel suolo contro un -5% del lavorato. Dati scentifici , se sei appassionato di olivi vieni il 12 Settembre al Convegno Dibattito di OLivicoltura con i più grandi esperti Italiani.... Non voglio convincere nessuno, un conto è per sentito dire.. o leggere qualche articolo qua e la... Queste sono Certezze.
marcoo- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
Per quanto riguarda l'humus è vero, tutti i terreni odierni sono molto carenti. Addirittura nella gestione dell'oliveto farei l'inerbimento seminando alcune leguminose, magari sciafile e basse.
L'inerbimento con legiminose a filari alternati in vigneto è ormai una realtà ben consolidata in alcune zone e fornisce molti vantaggi; non vedo perché non applicarla anche in ambito olivicolo.
Come dico sempre ognuno faccia come meglio crede, non posso fare altro che dare dei consigli.
L'inerbimento con legiminose a filari alternati in vigneto è ormai una realtà ben consolidata in alcune zone e fornisce molti vantaggi; non vedo perché non applicarla anche in ambito olivicolo.
Come dico sempre ognuno faccia come meglio crede, non posso fare altro che dare dei consigli.
galero96- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
Ho comprato solo da poco tempo questo appezzamento di terreno con circa 30 piante di olivo e un'abitazione interamente da ristrutturare.marcoo ha scritto: Scusami non ti avevo risposto direttamente, ormai hai scorticato abbastanza .... non andare oltre , vedrai che la pianta piano piano con gli anni scarterà da sola il marciume , una cosa che ho notato sotto l'albero: c'è solo terra, come mai? Lo sai che il migliore suolo per l'olivo è il tappeto erboso, da sfalciare un paio di volte l'anno , con il tappeto erboso si crea un habitat naturale dove tutto funziona in equilibrio...
Sfatiamo anche quella lavorazione di zappatura giro giro alla pianta dove si va ha scassare l' humus del terreno in superfice , peggiorando la situazione , meglio il tappeto erboso.
Sto imparando un sacco di cose in un ambito (parlo di quello agricolo) completamente nuovo per me e questo forum è una fonte inesauribile di preziose informazioni.
La terra sotto gli alberi è stata lavorata perchè purtroppo c'era una quantità abbastanza considerevole di rifiuti che abbiamo tolto.
r-riga- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
mi sta ronzando in testa l idea di piantare alcune piante di ulivo in un paio di piccoli terrazzamenti di proprietà che fino ad alcuni anni fa erano adibiti a vigna.
lo farei giusto per tenere "vivo" il terreno ed evitare che diventi un bosco, senza grandi velleità di produzione di olive.
pensavo all ulivo perchè è una pianta che mi piace e dal poco che so nei primi anni non necessita di molta manutenzione.
nonostante stia in valtellina negli ultimi anni la coltura dell ulivo ha assunto una realta e molti terrazzamenti non piu coltivati a vigneto sono stati riconvertiti con successo in uliveti, pur con tutti i limiti del caso essendo ai piedi delle alpi...
voi che ne dite, vi sembra una buona idea ?
lo farei giusto per tenere "vivo" il terreno ed evitare che diventi un bosco, senza grandi velleità di produzione di olive.
pensavo all ulivo perchè è una pianta che mi piace e dal poco che so nei primi anni non necessita di molta manutenzione.
nonostante stia in valtellina negli ultimi anni la coltura dell ulivo ha assunto una realta e molti terrazzamenti non piu coltivati a vigneto sono stati riconvertiti con successo in uliveti, pur con tutti i limiti del caso essendo ai piedi delle alpi...
voi che ne dite, vi sembra una buona idea ?
Camaro71- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
Dipende, se d'inverno non fa troppo freddo si e soprattutto l'umidità dell'aria la soffre molto
Skannator- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
la zona è bene esposta al sole (ovviamente) e egli ultimi anni gli inverni sono diventati molto piu miti e nel fondovalle praticamente non nevica piu.
provo anche a sentire qualcuno che li ha piantati qui in zona
provo anche a sentire qualcuno che li ha piantati qui in zona
Camaro71- utente registrato
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Località : sondrio
Re: OLIVO parte 2
Consiglio:
Visto che c'era impiantanto un vitigno e vuoi mettere un'altra coltura poliennale ti consiglio di piantare delle brassicacee e sovesciarle per un paio di anni, poi impianta una coltura leguminosa dopo che almeno in superficie non vi siano più rimasuglie; nuovamente interri, lasci riposare ed umificare e poi pianti i nuovi olivi.
Le brassicacee sono ottime per combattere gli animali e gli insetti infestanti nonché i vegetali perché in un vigneto se ne accumulano molti, le leguminose prepareranno il letto agli olivi e ne ricaveranno i benefici per molti anni.
È un consiglio per come farei io, ognuno poi lo interpreti come meglio crede.
Visto che c'era impiantanto un vitigno e vuoi mettere un'altra coltura poliennale ti consiglio di piantare delle brassicacee e sovesciarle per un paio di anni, poi impianta una coltura leguminosa dopo che almeno in superficie non vi siano più rimasuglie; nuovamente interri, lasci riposare ed umificare e poi pianti i nuovi olivi.
Le brassicacee sono ottime per combattere gli animali e gli insetti infestanti nonché i vegetali perché in un vigneto se ne accumulano molti, le leguminose prepareranno il letto agli olivi e ne ricaveranno i benefici per molti anni.
È un consiglio per come farei io, ognuno poi lo interpreti come meglio crede.
galero96- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
grazie dei consigli galero
nel frattempo ho consultato anche una amica che è la responsabile della comunità montana locale per i boschi e foreste.
sono previsti dei corsi della C.M. per la coltivazione dell ulivo perche un paio di anni fa vendevano le piantine a prezzo agevolato proprio per promuovere il recupero dei vecchi terrazzamenti.
appena riprenderanno i corsi al momento fermi causa covid mi farà sapere.
nel frattempo ho consultato anche una amica che è la responsabile della comunità montana locale per i boschi e foreste.
sono previsti dei corsi della C.M. per la coltivazione dell ulivo perche un paio di anni fa vendevano le piantine a prezzo agevolato proprio per promuovere il recupero dei vecchi terrazzamenti.
appena riprenderanno i corsi al momento fermi causa covid mi farà sapere.
Camaro71- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
Segue da altra discussione
Rispondo qui che almeno non siamo ot
Quindi non sto dicendo che quella strada rappresenti "la soluzione" ma non denigriamo a priori quello che non si conosce e non si tocca non la mano dell'esperienza perché da quel primo passo a cadere nel pregiudizio la strada è breve.
Cmq l'argomento già venne affrontato qualche anno fa in questa sezione.
@venerdì concordo con te quando ti riferisci alle zone marginali, dove alternative non ci sono... quello è un problema di chi ci vive con quelle coltivazioni, ma tati i prezzi di vendita del prodotto finito, davvero ci si riesce a vivere mi chiedo?
Quanto ai territori, non avere troppe preoccupazioni, la natura sa perfettamente quello che deve fate e come deve comportarsi... A differenza dell'essere umano.
Vero anche che i superintensivi di olivo (concetto ormai normale in ogni altra coltura arborea da reddito, vigneti che seguono disciplinari che obbligano l'impianto dei ceppi a 0.8-0.9 metri, pereti, pescheti, meleti, ecc. ormai allevati esclusivamente a splindel potrei continuare per tutte le altre colture, kiwi, susine, albicocche...) tolgono spazio ad altre colture come i seminativi ma per coltivare cosa? Il grano da vendere a 14€/q.le o il girasole o il mais a 18-20? Come ho detto scrivo dall'Umbria, regione storicamente cerealicola... So di cosa parlo.
E so anche alcune cose che non posso toccare con mano, la coltivazione degli agrumi in Sicilia era una grande risorsa di reddito e se è finita non è per motivi di innovazione o intensificazione o utilizzo di pratiche agronomiche moderne ma solo per "motivi politici" e tutto finì quando si permise l'ingresso di prodotto trasformato dall'estero (Israele soprattutto), che nel frattempo, pur non avendo scordato la tradizione aveva anche seguito l'innovazione, ed oggi beviamo il loro succo di arancia.
Rispondo qui che almeno non siamo ot
Questo discorso è molto articolato (e per correttezza alla parola Spagna dovresti sostituire resto del mondo), complesso e con tantissimi aspetti da conoscere ed analizzare... Ho hai esperienza dirette a cui sei arrivato con molta cognizione di causa, perché per una realtà aziendale a gestione famigliare, prima di impiantare oltre 5.000 piante intensive (solo di impianto parliamo di oltre 45.000 euro con molti lavori fatti in economia) da abbinare a quelle tradizionali che già hai, ci pensi bene qualche anno e mentre ci pensi, ti informi, vai a vedere impianti che già lo hanno fatto, compri le loro olive, le molisci e vedi sia che prodotto esce, sia come diventa dopo un anno di conservazione e questo è esattamente quello che abbiano fatto nell'azienda della mia compagna o sei un pazzo e vai poco lontano.marcoo ha scritto: Gli impianti intensivi lasciamogli alla Spagna...
Quindi non sto dicendo che quella strada rappresenti "la soluzione" ma non denigriamo a priori quello che non si conosce e non si tocca non la mano dell'esperienza perché da quel primo passo a cadere nel pregiudizio la strada è breve.
Cmq l'argomento già venne affrontato qualche anno fa in questa sezione.
@venerdì concordo con te quando ti riferisci alle zone marginali, dove alternative non ci sono... quello è un problema di chi ci vive con quelle coltivazioni, ma tati i prezzi di vendita del prodotto finito, davvero ci si riesce a vivere mi chiedo?
Quanto ai territori, non avere troppe preoccupazioni, la natura sa perfettamente quello che deve fate e come deve comportarsi... A differenza dell'essere umano.
Vero anche che i superintensivi di olivo (concetto ormai normale in ogni altra coltura arborea da reddito, vigneti che seguono disciplinari che obbligano l'impianto dei ceppi a 0.8-0.9 metri, pereti, pescheti, meleti, ecc. ormai allevati esclusivamente a splindel potrei continuare per tutte le altre colture, kiwi, susine, albicocche...) tolgono spazio ad altre colture come i seminativi ma per coltivare cosa? Il grano da vendere a 14€/q.le o il girasole o il mais a 18-20? Come ho detto scrivo dall'Umbria, regione storicamente cerealicola... So di cosa parlo.
E so anche alcune cose che non posso toccare con mano, la coltivazione degli agrumi in Sicilia era una grande risorsa di reddito e se è finita non è per motivi di innovazione o intensificazione o utilizzo di pratiche agronomiche moderne ma solo per "motivi politici" e tutto finì quando si permise l'ingresso di prodotto trasformato dall'estero (Israele soprattutto), che nel frattempo, pur non avendo scordato la tradizione aveva anche seguito l'innovazione, ed oggi beviamo il loro succo di arancia.
fabbro- UTENTE BANNATO
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Data d'iscrizione : 12.09.20
Re: OLIVO parte 2
Se posso mi esprimo sugli oliveti intensivi perché non ho esperienza diretta ma se ne parlava a lezione. Gli oliveti intensivi hanno una grande redditività a patto di avere un costo di partenza davvero elevato perché le piante sono 10 volte quelle di uno tradizione oltre che per la raccolta si utilizzano le comuni vendemmiatrici, le potature si fanno con le barre falcianti ai lati e il superiore della chioma.
A quanto dicevano la qualità non è male a patto di molire le olive immediatamente (cosa che in Spagna non fanno).
Bisogna dire che già adesso si sta passando da alberi di 10 metri in impianti centenari ad alberi massimo 3 metri, prima sotto gli olivi si coltivava l'orto, le fave.
Non dico che tutti debbano passare agli impianti intensivi ma sicuramente si hanno costi variabili bassi, gli olivi secolari sono parte delle cartoline italiane ma non tutti possono permettersi olio di qualità a prezzo contenuto e questa potrebbe essere una possibilità perché si abbatte notevolmente la mano d'opera e i costi delle macchine sono ammortizzati nel decennio.
Può non piacere a tutti ma si guardino i meleti, pereti e pescheti con allevamento a fusetto.
Ci siamo quasi, che piaccia o no si tratta di considerare altre strade
A quanto dicevano la qualità non è male a patto di molire le olive immediatamente (cosa che in Spagna non fanno).
Bisogna dire che già adesso si sta passando da alberi di 10 metri in impianti centenari ad alberi massimo 3 metri, prima sotto gli olivi si coltivava l'orto, le fave.
Non dico che tutti debbano passare agli impianti intensivi ma sicuramente si hanno costi variabili bassi, gli olivi secolari sono parte delle cartoline italiane ma non tutti possono permettersi olio di qualità a prezzo contenuto e questa potrebbe essere una possibilità perché si abbatte notevolmente la mano d'opera e i costi delle macchine sono ammortizzati nel decennio.
Può non piacere a tutti ma si guardino i meleti, pereti e pescheti con allevamento a fusetto.
Ci siamo quasi, che piaccia o no si tratta di considerare altre strade
galero96- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
La produzione spagnola comunque più che al superintensivo (che non sono tanti ettari sul totale) è dovuta agli uliveti irrigati. Si dovessero pure irrigare qui da noi non sarebbe così facile.
Venerdì- UTENTE BANNATO
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Re: OLIVO parte 2
Vero
Difficile già irrigare l'orto
Difficile già irrigare l'orto
galero96- utente registrato
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Data d'iscrizione : 20.12.19
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Località : prov. Salerno
Re: OLIVO parte 2
non mi ripeteró sui discorsi giá fatti in passato se siete interessati ad approfondire potete fsrlo tornando indietro e leggendo da qui gli interventi di tramonto... che sono sempre io.
https://lamotosega.forumattivo.com/t1769p925-olivo
soltanto alcuni chiarimenti spiccioli.
L'acqua é la prerogativa essenziale e principale di tutto... anche qui a ne noi non abbonda ma ci sono modi per poterla accumulare oltre alle varie piccole sorgenti... laghi di raccolta ecc. (la mia compagna ha un lago di 30.000 metri cubi, dove oltre all'acqua piovana e quella di una sorgente confluisce anche tutta quella di sgrondo di una intera collina di campi di seminativo)
i sesti di impianto sono 2 metri sulla fila e 4 nell'interfila con in investmento di 1250 ceppi ettaro (4 volte quelli di un 6x6 tradizionale) per le nostre cultivar italiane mentre con le spagnole si piú arrivare ad un 1,8x4 con un investimento di 1500 ceppi/Ha.
L'olio che arriva dalla Spagna/Grecia/Tunisia viene raccolto con macchine scavallatrici semoventi con testata di raccolta e sistema di ventilazione specifiche per gli olivi (la testata della Pellenc ad esempio si chiama Mavo), con capiacitá di 50-60 q.li/ora, il prodotto viene molito entro poche ore e messo sotto azoto, dove resterá per tutto il suo ciclo, compresi viaggi stoccaggi e confezionamento finale.
Tanto per farvi capire che la cosa ci riguarda diretamente, questo é uno dei vari "campetti" di proprietá di un certo Sig. Monini (di Spoleto, a 20km da casa mia) che ad oggi é il secondo commercializzatore di olio in Italia per quantitá, siamo in Australia e dopo una 15 di anni di "climatizzazione" delle nostre cultivar hanno realizzato questo "impiantino" di 700 Ha tutti in in unico corpo (é un rettangolo di 35x20 km)
Mentre il signore a cui accennavo prima e che tra le altre cose ha impiantato circa 400 Ha di supeintensivo in Puglia su seminativi irrigui acquistati qualche anno fa, é un certo Sig. Farchioni (si trova a Giano dell'Umbria, a 8 km da casa mia), da 6-7 anni primo commercializzatore di olio in Italia per quantitá.
Purtroppo, e ribadisco purtroppo! é triste dirlo ma oggi, per come é organizzato il mondo da tempo se tutti possono avere olio di buona qualitá in tavola é in buona parte grazie a tutto questo, alla intensificazione, alla meccanizzazione, alla chimica e tutto il resto, questo vale da anni per i cereali e relative farine, la frutta, il vino e tutto il resto... non volerlo vedere/prenderne coscienza significa non comprendere quello che si ha intorno e dove si sta vivendo.
E tanto per sfatare un altro falso mito, il viaggio verso il superintensivo non é una moda dell'ultimo momento ma, almeno in Italia é iniziata nei primi anni '80 con le prime ibridizzazione di varietá nostrane (leccino - frantoio - moraiolo) che hanno portato alla nascita poi di alcune delle cultivar dedicate che oggi abbiamo e questo studio e sperimentazione sono stati fatti in buona parte dal CNR di Perugia.
https://lamotosega.forumattivo.com/t1769p925-olivo
soltanto alcuni chiarimenti spiccioli.
L'acqua é la prerogativa essenziale e principale di tutto... anche qui a ne noi non abbonda ma ci sono modi per poterla accumulare oltre alle varie piccole sorgenti... laghi di raccolta ecc. (la mia compagna ha un lago di 30.000 metri cubi, dove oltre all'acqua piovana e quella di una sorgente confluisce anche tutta quella di sgrondo di una intera collina di campi di seminativo)
i sesti di impianto sono 2 metri sulla fila e 4 nell'interfila con in investmento di 1250 ceppi ettaro (4 volte quelli di un 6x6 tradizionale) per le nostre cultivar italiane mentre con le spagnole si piú arrivare ad un 1,8x4 con un investimento di 1500 ceppi/Ha.
L'olio che arriva dalla Spagna/Grecia/Tunisia viene raccolto con macchine scavallatrici semoventi con testata di raccolta e sistema di ventilazione specifiche per gli olivi (la testata della Pellenc ad esempio si chiama Mavo), con capiacitá di 50-60 q.li/ora, il prodotto viene molito entro poche ore e messo sotto azoto, dove resterá per tutto il suo ciclo, compresi viaggi stoccaggi e confezionamento finale.
Tanto per farvi capire che la cosa ci riguarda diretamente, questo é uno dei vari "campetti" di proprietá di un certo Sig. Monini (di Spoleto, a 20km da casa mia) che ad oggi é il secondo commercializzatore di olio in Italia per quantitá, siamo in Australia e dopo una 15 di anni di "climatizzazione" delle nostre cultivar hanno realizzato questo "impiantino" di 700 Ha tutti in in unico corpo (é un rettangolo di 35x20 km)
Mentre il signore a cui accennavo prima e che tra le altre cose ha impiantato circa 400 Ha di supeintensivo in Puglia su seminativi irrigui acquistati qualche anno fa, é un certo Sig. Farchioni (si trova a Giano dell'Umbria, a 8 km da casa mia), da 6-7 anni primo commercializzatore di olio in Italia per quantitá.
Purtroppo, e ribadisco purtroppo! é triste dirlo ma oggi, per come é organizzato il mondo da tempo se tutti possono avere olio di buona qualitá in tavola é in buona parte grazie a tutto questo, alla intensificazione, alla meccanizzazione, alla chimica e tutto il resto, questo vale da anni per i cereali e relative farine, la frutta, il vino e tutto il resto... non volerlo vedere/prenderne coscienza significa non comprendere quello che si ha intorno e dove si sta vivendo.
E tanto per sfatare un altro falso mito, il viaggio verso il superintensivo non é una moda dell'ultimo momento ma, almeno in Italia é iniziata nei primi anni '80 con le prime ibridizzazione di varietá nostrane (leccino - frantoio - moraiolo) che hanno portato alla nascita poi di alcune delle cultivar dedicate che oggi abbiamo e questo studio e sperimentazione sono stati fatti in buona parte dal CNR di Perugia.
fabbro- UTENTE BANNATO
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Re: OLIVO parte 2
Bello, condivido in particolare l'ultima parte perché utilizzare olio buono vuol dire vivere meglio e se tutti possono permetterselo è un progresso sociale.
L'olio a 10-12 euro non è per tutti.
L'olio a 10-12 euro non è per tutti.
galero96- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
Salve, NON condivido assulutamente gli impianti intensivi per l olivicultura , piante forzate che durerano 20/ 25 anni per poi estirpare tutto!!! Volete fare concorrenza alla Spagna? sapete quante cultivar ha l'italia 700,, sapete quante cultivar ha la Spagna 70. Noi abbiamo il culo di essere nati in Italia questo meraviglioso paese, dove si può ottenere i migliori prodotti del mondo , si può fare un olio che gli altri si sognano , valorizziamo ciò che abbiamo, miglioriamo , cio che abbiamo , facciamo conoscere il nostro olio extravergie.
Lo sapevate che che viene venduto olio extravertgine a basso costo nei super mercati ecc. ecc, Questa è una truffa vera e propria, ci vendano olio vergine per extravergine, quest'ultimo dovrebbe essere un 10% della produzione , ma lo fanno arrivare al 70 anche 80%
-Olio di oliva "extra vergine"
Tipologia di confezione per gli oli di oliva extra vergini
La normativa europea (Regolamento CEE n. 2568/91 e successivi aggiornamenti) ha fissato gli standard qualitativi minimi che l'olio di oliva deve presentare per poter essere commercializzato con la dicitura "Olio Extra Vergine". Deve essere ottenuto tramite estrazione con soli metodi meccanici. L'acidità di un olio extra vergine non deve mai superare lo 0,8%. Infatti l'acidità, cioè la concentrazione di acidi grassi liberi, è uno dei parametri fondamentali per valutare qualitativamente . deve essere un olio privo di difetti.
Lo sapevate che che viene venduto olio extravertgine a basso costo nei super mercati ecc. ecc, Questa è una truffa vera e propria, ci vendano olio vergine per extravergine, quest'ultimo dovrebbe essere un 10% della produzione , ma lo fanno arrivare al 70 anche 80%
-Olio di oliva "extra vergine"
Tipologia di confezione per gli oli di oliva extra vergini
La normativa europea (Regolamento CEE n. 2568/91 e successivi aggiornamenti) ha fissato gli standard qualitativi minimi che l'olio di oliva deve presentare per poter essere commercializzato con la dicitura "Olio Extra Vergine". Deve essere ottenuto tramite estrazione con soli metodi meccanici. L'acidità di un olio extra vergine non deve mai superare lo 0,8%. Infatti l'acidità, cioè la concentrazione di acidi grassi liberi, è uno dei parametri fondamentali per valutare qualitativamente . deve essere un olio privo di difetti.
marcoo- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
Sicuramente ma il discorso si concentrava su altri aspetti altrettanto importanti che permettono il consumo di olio a tutti e non solo ai "ricchi" (passatemi la parola).
galero96- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
Caro Mercoo qui non si tratta di tifo da quadre o di partigianeria, qui si tratta di comprendere ed analizzare le cose nella attualità e parlare di cose documentare.
Le tre cultivar brevettate dal CNR sono due su base frantoio e l'altra su base moraiolo, la prima per anzianità, la FS17 - Favolosa risulta essere in assoluto una delle più tolleranti (non immuni) al batterio della Xilella (ne parlavo se leggi indietro).
L'olio ottenuto dalla monocultuvar Don Carlo, la seconda in ordine di tempo brevettata su base frantoio ti restituisce un olio con oltre 670 mg/lt di polifenoli (che oltre alle caratteristiche organolettiche sono importanti antiossidanti fondamentali per la conservazione dell'olio), difficilmente il moraiolo in purezza arriva a tanto.
Non lo dico io, lo dicono i panel test e gli articoli scientifici, se qualcuno ha interesse posso fornire i pdf degli articoli.
Tutto quello di cui ti ho parlato e ti parlerò rientra ampiamente nella normativa da te citata
Questo che vedi sotto è olio ottenuto dalla monocultivar Don Carlo, con l'impianto che vedi a pagina 38 (il decanter lavora a due fasi e mezza) ed è come esce dalla centrifuga verticale, quindi assolutamente non filtrato.
P.s. Parlando di forzatura delle piante, tutti noi ne facciamo uso a man bassa da secoli mediante i tagli della potatura... Non penserai mica che gli fai un favore? Dai, cerchiamo di essere obbiettivi.
Le tre cultivar brevettate dal CNR sono due su base frantoio e l'altra su base moraiolo, la prima per anzianità, la FS17 - Favolosa risulta essere in assoluto una delle più tolleranti (non immuni) al batterio della Xilella (ne parlavo se leggi indietro).
L'olio ottenuto dalla monocultuvar Don Carlo, la seconda in ordine di tempo brevettata su base frantoio ti restituisce un olio con oltre 670 mg/lt di polifenoli (che oltre alle caratteristiche organolettiche sono importanti antiossidanti fondamentali per la conservazione dell'olio), difficilmente il moraiolo in purezza arriva a tanto.
Non lo dico io, lo dicono i panel test e gli articoli scientifici, se qualcuno ha interesse posso fornire i pdf degli articoli.
Tutto quello di cui ti ho parlato e ti parlerò rientra ampiamente nella normativa da te citata
Questo che vedi sotto è olio ottenuto dalla monocultivar Don Carlo, con l'impianto che vedi a pagina 38 (il decanter lavora a due fasi e mezza) ed è come esce dalla centrifuga verticale, quindi assolutamente non filtrato.
P.s. Parlando di forzatura delle piante, tutti noi ne facciamo uso a man bassa da secoli mediante i tagli della potatura... Non penserai mica che gli fai un favore? Dai, cerchiamo di essere obbiettivi.
fabbro- UTENTE BANNATO
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Re: OLIVO parte 2
Infatti i potatori capaci sono pochi , c è tanti taglialegna ......Cè una bella differenza fra un intensivo e un vaso Policonico ... Non diciamo Ca....e.
marcoo- utente registrato
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Re: OLIVO parte 2
ed adesso sei al quarto BAN di fila.fabbro ha scritto:non mi ripeteró sui discorsi giá fatti in passato se siete interessati ad approfondire potete fsrlo tornando indietro e leggendo da qui gli interventi di tramonto... che sono sempre io.
Scusate l'off-topic, ma continuo a stupirmi delle ROBE DA MATTI che capitano di tanto in tanto.
ferrari-tractor- Moderatori
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Re: OLIVO parte 2
Io non so però se in superintensivo le operazioni di potatura annuale a macchina siano sufficienti quando l'albero diventa grande.
Il primo video mella parte finale della raccolta invece riguarda un intensivo che per essere completamente meccanizzato per la raccolta con lo scuotitore direttamente dal tronco come se fosse una catena di montaggio necessità di interventi di potatura molto attenti e costosi affinché le branche vengano scosse efficacemente. Altrimenti sugli alberi restano molte olive. Oppure passano più di una volta ma si deve calcolare la convenienza.
Il superintensivo comunque in termini di % di superficie di uliveti mi risulta essere ancora molto bassa anche in spagna.
Il primo video mella parte finale della raccolta invece riguarda un intensivo che per essere completamente meccanizzato per la raccolta con lo scuotitore direttamente dal tronco come se fosse una catena di montaggio necessità di interventi di potatura molto attenti e costosi affinché le branche vengano scosse efficacemente. Altrimenti sugli alberi restano molte olive. Oppure passano più di una volta ma si deve calcolare la convenienza.
Il superintensivo comunque in termini di % di superficie di uliveti mi risulta essere ancora molto bassa anche in spagna.
Venerdì- UTENTE BANNATO
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Re: OLIVO parte 2
l'olivo, da sempre è un albero che si piantava, e ancora oggi si pianta, come dono alle generazioni future, vista anche la longevità che hanno.
é sempre stato motivo di orgoglio lasciare uliveti a figli e nipoti.
A parte questa piccola parentesi "poetica" voglio essere realista, e pensare che se il futuro porterà il superintesivo, lo dovremo mandare giu, che ci piaccia o no poichè di solito "ubi maior minor cessat".
Quello che da pensiero,in un ipotetico futuro, invece è la fine che faranno tutti quei terreni ad olivete tradizionali, che nella maggior parte non sarebbero adatti all'uso superintensivo per la posizione/conformazione/difficile accesso delle macchine, e che resi non piu redditizi dalla concorrenza della marea di olio da superintensivo finiranno abbandonati a se stessi...(seguono poi incendi, frane, degrado che renderanno il territorio ancora piu "fragile" di quanto gia non sia)
E che fine faranno tutti quei lavoratori che gravitano attorno alla coltivazione degli olivi, non essendo piu richiesta la loro manodopera per coltivare, potare, raccogliere ecc??
Si finirà tutti stipati nelle grandi città? A fare cosa? Visto che ormai scarseggia anche il lavoro manifatturiero, davvero pensiamo che si potrà tutti lavorare come avvocato, insegnanti, dipendenti pubblici, farmacisti ecc...ma ci rendiamo conto della strada che abbiamo imboccato, e non mi riferisco solo al discorso dei superintensivi, ma piu in generale...
é sempre stato motivo di orgoglio lasciare uliveti a figli e nipoti.
A parte questa piccola parentesi "poetica" voglio essere realista, e pensare che se il futuro porterà il superintesivo, lo dovremo mandare giu, che ci piaccia o no poichè di solito "ubi maior minor cessat".
Quello che da pensiero,in un ipotetico futuro, invece è la fine che faranno tutti quei terreni ad olivete tradizionali, che nella maggior parte non sarebbero adatti all'uso superintensivo per la posizione/conformazione/difficile accesso delle macchine, e che resi non piu redditizi dalla concorrenza della marea di olio da superintensivo finiranno abbandonati a se stessi...(seguono poi incendi, frane, degrado che renderanno il territorio ancora piu "fragile" di quanto gia non sia)
E che fine faranno tutti quei lavoratori che gravitano attorno alla coltivazione degli olivi, non essendo piu richiesta la loro manodopera per coltivare, potare, raccogliere ecc??
Si finirà tutti stipati nelle grandi città? A fare cosa? Visto che ormai scarseggia anche il lavoro manifatturiero, davvero pensiamo che si potrà tutti lavorare come avvocato, insegnanti, dipendenti pubblici, farmacisti ecc...ma ci rendiamo conto della strada che abbiamo imboccato, e non mi riferisco solo al discorso dei superintensivi, ma piu in generale...
pw31- utente registrato
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