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RESTAURO-ELABORAZIONE MOTOSEGHE D'EPOCA: LE 2 SCUOLE DI PENS
LA MOTOSEGA ed altri attrezzi da taglio :: ASSISTENZA TECNICA :: OFFICINA :: ELABORAZIONE MOTOSEGHE :: ELABORAZIONE MOTOSEGHE D'EPOCA
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RESTAURO-ELABORAZIONE MOTOSEGHE D'EPOCA: LE 2 SCUOLE DI PENS
Prima di entrare nel vivo dell’elaborazione e’ doveroso spendere due parole sulle scuole di pensiero che riguardano la maggior parte di tutto quello che ha a che fare con il passato, che abbia un motore a scoppio oppure no. Ovviamente , in questo caso, parliamo di motoseghe. Certo, perche’ se in una motosega moderna possiamo aprire un motore ed elaborarlo (detto cosi’ sembra un lavoretto facile e veloce, vero?), in una d’epoca dobbiamo mettere in conto anche una sistemata generale, prima di iniziare a lavorare “a cuore aperto”.
Ecco che subito ci si divide in due fazioni (ma senza litigare, mi raccomando!): quelli che propendono per il CONSERVATO e quelli che preferiscono il RESTAURATO.
Nel conservato si ricerca il fascino originale del periodo della macchina. Ecco che andremo quindi a ripristinare tutte le parti soggette a deterioramento (tubi, filtri, cuscinetti, paraolii…) e lasceremo intatte tutte le altre (carrozzeria…). L’effetto e’ senza dubbio di vissuto ed invoglia ad usare la macchina davvero.
Nel restaurato si vuole ricercare l’effetto “appena uscita di fabbrica”. Ecco che qui andremo ad intervenire soprattutto sulla parte estetica che diventera’ di primaria importanza e quella funzionale passera’ in secondo piano. Questo perche’ una macchina restaurata difficilmente lavorera’ ore ed ore a tagliare nei boschi e quindi un pistone con le fasce consumate non sara’ cosi’ importante come in una conservata.
Una volta restaurata normalmente si fa giusto un taglio di prova e poi la si pulisce e la si ripone in bella vista da qualche parte (magari nel salotto di casa, moglie permettendo). Insistere con l’uso andrebbe a rovinare il lavoro costato tanta fatica e tanto tempo.
Il rischio nel restaurato e’ quello di non ricreare una macchina conforme all’originale. Ecco che diventa fondamentale documentarsi sulle caratteristiche del modello in tutti i particolari (ci sono stati negli anni diversi aggiornamenti e modifiche?) e ricreare il piu’ fedelmente possibile tutto, ivi compresi anche i metodi di lavorazione. Per esempio oltre al colore originale bisognera’ utilizzare anche la stessa tipologia di vernice e lo stesso procedimento. Riverniciare con un bel trasparente sopra non avra’ lo stesso effetto di una verniciatura d’altri tempi, anche se il risultato sara’ senza dubbio piu’ brillante e resistente.( Non ho preso in considerazione, ovviamente, l’uso di una bomboletta!)
Il restauro dovra’ poi essere effettuato sull’intera macchina. Sarebbe troppo brutto vederne uno parziale, con alcuni pezzi messi a nuovo ed altri no. C’e’ poi il problema dei pezzi mancanti e che non si riescono a reperire. Ecco qui che entra in gioco l’ingegno e l’arte di autocostruire…
Ovviamente il piu’ possibile fedeli all’originale.
Una terza scuola di pensiero, la mia per esempio, preferisce rimettere in funzione la macchina conservata, con particolare attenzione alle parti da sostituire ed anche applicare qualche possibile miglioria. Ecco che nasce l’elaborazione, che non deve riguardare (come in quelle moderne) solo la parte motoristica, ma puo’ contemplare anche la carrozzeria. Questo per rendere piu’ performante, ergonomia e sicura la motosega. Si puo’ quindi rivestire un manico in gomma, costruire un perno di sicurezza della catena attaccato sotto all’arpione oppure si puo’ modificare la durezza dei silent-block di smorzamento per avere una macchina piu’ precisa o con meno vibrazioni. Questi per esempio sono interventi che ho realizzato sulle mie macchine con l’unico scopo di continuare ad usarle in bosco trascorrendo le mie giornate ancora negli anni ’70.
Il Celtico.
Ecco che subito ci si divide in due fazioni (ma senza litigare, mi raccomando!): quelli che propendono per il CONSERVATO e quelli che preferiscono il RESTAURATO.
Nel conservato si ricerca il fascino originale del periodo della macchina. Ecco che andremo quindi a ripristinare tutte le parti soggette a deterioramento (tubi, filtri, cuscinetti, paraolii…) e lasceremo intatte tutte le altre (carrozzeria…). L’effetto e’ senza dubbio di vissuto ed invoglia ad usare la macchina davvero.
Nel restaurato si vuole ricercare l’effetto “appena uscita di fabbrica”. Ecco che qui andremo ad intervenire soprattutto sulla parte estetica che diventera’ di primaria importanza e quella funzionale passera’ in secondo piano. Questo perche’ una macchina restaurata difficilmente lavorera’ ore ed ore a tagliare nei boschi e quindi un pistone con le fasce consumate non sara’ cosi’ importante come in una conservata.
Una volta restaurata normalmente si fa giusto un taglio di prova e poi la si pulisce e la si ripone in bella vista da qualche parte (magari nel salotto di casa, moglie permettendo). Insistere con l’uso andrebbe a rovinare il lavoro costato tanta fatica e tanto tempo.
Il rischio nel restaurato e’ quello di non ricreare una macchina conforme all’originale. Ecco che diventa fondamentale documentarsi sulle caratteristiche del modello in tutti i particolari (ci sono stati negli anni diversi aggiornamenti e modifiche?) e ricreare il piu’ fedelmente possibile tutto, ivi compresi anche i metodi di lavorazione. Per esempio oltre al colore originale bisognera’ utilizzare anche la stessa tipologia di vernice e lo stesso procedimento. Riverniciare con un bel trasparente sopra non avra’ lo stesso effetto di una verniciatura d’altri tempi, anche se il risultato sara’ senza dubbio piu’ brillante e resistente.( Non ho preso in considerazione, ovviamente, l’uso di una bomboletta!)
Il restauro dovra’ poi essere effettuato sull’intera macchina. Sarebbe troppo brutto vederne uno parziale, con alcuni pezzi messi a nuovo ed altri no. C’e’ poi il problema dei pezzi mancanti e che non si riescono a reperire. Ecco qui che entra in gioco l’ingegno e l’arte di autocostruire…
Ovviamente il piu’ possibile fedeli all’originale.
Una terza scuola di pensiero, la mia per esempio, preferisce rimettere in funzione la macchina conservata, con particolare attenzione alle parti da sostituire ed anche applicare qualche possibile miglioria. Ecco che nasce l’elaborazione, che non deve riguardare (come in quelle moderne) solo la parte motoristica, ma puo’ contemplare anche la carrozzeria. Questo per rendere piu’ performante, ergonomia e sicura la motosega. Si puo’ quindi rivestire un manico in gomma, costruire un perno di sicurezza della catena attaccato sotto all’arpione oppure si puo’ modificare la durezza dei silent-block di smorzamento per avere una macchina piu’ precisa o con meno vibrazioni. Questi per esempio sono interventi che ho realizzato sulle mie macchine con l’unico scopo di continuare ad usarle in bosco trascorrendo le mie giornate ancora negli anni ’70.
Il Celtico.
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