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Un pò di didattica meteo

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Messaggio  Ale Ven Ago 20, 2010 10:30 am

TEMPERATURA
Tra tutti i parametri meteo che si possono misurare, la temperatura dell'aria è probabilmente quello più evidente. Esso esprime il grado d'agitazione delle molecole d'aria, impiegando una grandezza scalare chiamata appunto "grado". In Italia viene correntemente impiegato il "grado centigrado", detto anche "grado Celsius", il cui simbolo è: °C. Tale unità di misura è definita in modo che i valori 0°C e 100°C corrispondano rispettivamente al punto di fusione e al punto d'ebollizione dell'acqua a pressione atmosferica normale.

UMIDITA RELATIVA
L'aria che respiriamo tutti i giorni, per quanto secca possa essere, contiene sempre una certa quantità d'acqua, o meglio, di vapore acqueo. La quantità massima di vapore che può essere contenuto dall'aria varia con la sua temperatura e con la pressione: ad esempio, più l'aria è calda, più vapore essa può contenere. Per questo motivo si è preferito introdurre un parametro "relativo", che esprime cioè il rapporto tra la quantità effettiva di vapore contenuto e la quantità massima che quella massa d’aria potrebbe contenere nelle stesse condizioni di temperatura e pressione. Tale rapporto è solitamente espresso in punti percentuale. Valori inferiori al 30% denotano la presenza di aria secca o poco umida (ad esempio in una giornata di favonio), mentre valori superiori al 70-80% sono indice di una notevole umidità (ad esempio in caso di pioggia o di nebbia).
E' un parametro molto importante; spesso viene inopportunamente trascurato allorché ci accingiamo a descrivere una determinata situazione meteorologica: una giornata con cielo sereno, temperatura 30°C e umidità relativa 25% è BEN DIVERSA da una identica ma con umidità relativa 90%!! Nel primo caso avvertiamo una "piacevole" e sopportabile sensazione di caldo, nel secondo caso... ci sentiamo terribilmente soffocare nell'afa più opprimente!
L'umidità relativa può essere ricavata con l'ausilio di diversi strumenti: i più comuni sono l'igrometro e lo psicrometro.

DEW POINT (Punto di rugiada)
Il valore d'umidità relativa non ci fornisce di per sé un indicazione in merito alla quantità di vapore acqueo effettivamente presente nell'aria: per questo motivo si è deciso di introdurre un altro indice. Il "Dew Point" (ovvero "punto di rugiada") ci fornisce il valore di temperatura (in °C) a cui l'aria dovrebbe essere raffreddata (a pressione costante) per raggiungere il 100% di umidità relativa, ovvero, per saturarla di vapore. Dato che la quantità di vapore solubile nell'aria diminuisce col calare della temperatura, è chiaro che abbassando la temperatura ci si aspetta che l'umidità relativa aumenti: più secca sarà l'aria di partenza, più basso sarà il relativo valore
Se la temperatura dell'aria raggiunge il punto di rugiada, l'aria è detta "satura" e il vapore acqueo condensa.
In sostanza, lo scarto tra i valori di temperatura e punto di rugiada indica il tasso d'umidità dell'aria (analogamente al valore di umidità relativa), mentre il valore di Dew Point da solo fornisce indicazioni sulla sua umidità assoluta, cioè sulla quantità effettiva di vapore contenuto. Risulta logico che le tre grandezze finora analizzate (temperatura, U.R., dew point) siano collegate tra loro: conoscendo due di esse è possibile ricavarne la terza.

INDICE DI CALORE
Per consentirci di stimare la sensazione di calore provocata dall'aria sul nostro organismo, i centri meteorologici hanno elaborato un apposito indice, chiamato appunto "indice de calore" (o Heat Index). Utile specialmente nel periodo estivo, esso ci fornisce una indicazione sul grado di disagio fisiologico dovuto in particolar modo all'esposizione a condizioni meteorologiche caratterizzate da alte temperature ed elevati livelli igroscopici dell’aria.
Esso viene ricavato tramite un'equazione empirica che prende in considerazione alcuni parametri termo-igrometrici, fornendo un valore di temperatura (in gradi centigradi) che dovrebbe corrispondere alla "temperatura percepita" dal nostro corpo. Un valore d'umidità relativa elevata, ad esempio, ostacola la sudorazione: l'organismo fatica pertanto ad eliminare il calore in eccesso. Ne consegue che la sensazione avvertita è la stessa di quella provocata da una temperatura maggiore, proprio perchè il meccanismo fisiologico di raffreddamento è ostacolato.

PRESSIONE ATMOSFERICA
L'atmosfera che circonda la Terra è composta da una miscela di gas (in prevalenza azoto e ossigeno) chiamata comunemente "aria". Sebbene sia trascurabile rispetto a quello di altre sostanze, anche l'aria ha un proprio peso: potrebbe sembrare incredibile, ma un metro cubo d'aria, in condizioni standard di pressione e temperatura, pesa quasi 1.3 Kg!!!
La colonna d'aria che sovrasta la superficie terrestre, concentrata per la maggior parte nella troposfera (i primi 15 Km), esercita quindi, col suo peso, una pressione che viene chiamata appunto "pressione atmosferica". L'unità di misura più utilizzata dai meteorologi per esprimerne il valore è l'ettopascal (hPa), o, equivalentemente, il millibar (mb).
Poiché la pressione atmosferica diminuisce con l'aumentare della quota altimetrica, i valori pressori assoluti, registrati dalle varie stazioni meteorologiche, vengono per convenzione rapportati al livello del mare. In sostanza accade che, per poter confrontare tra loro i dati rilevati da stazioni poste a diverse altezze, ci si preoccupa di fornire un valore che sia INDIPENDENTE dalla quota alla quale si è effettuata la misura.
Il valor medio della pressione atmosferica al livello del mare è di 1013.25 hPa: le perturbazioni presenti nell'atmosfera spostano masse d'aria di diversa natura (fredde e secche, calde ed umide, etc.), provocando un'oscillazione di questo valore dell'ordine delle decine di hPa.
Attraverso l'analisi della variazione della pressione nel tempo (tendenza barometrica) possiamo ricavare indicazioni significative circa l'evoluzione delle condizioni atmosferiche, come ad esempio l'arrivo di una perturbazione, il passaggio di un fronte o l'ingresso d'aria fredda. Anche se NON VALE COME REGOLA ASSOLUTA, si può ragionevolmente sostenere che un progressivo e costante aumento di pressione è indice di un probabile ristabilimento del tempo, mentre un crollo improvviso annuncia solitamente l'arrivo del "brutto tempo".
La misura del valore di pressione atmosferica viene effettuata mediante uno strumento chiamato "barometro"

VENTO , direzione e intensità
Con il termine "vento" s'intende genericamente lo spostamento di una massa d'aria. Tale moto può essere causato da diversi fattori: in generale, le masse d'aria tendono a migrare verso zone con pressione atmosferica inferiore. La velocità di spostamento sarà tanto più elevata quanto più rapida sarà la variazione di pressione in gioco, che in linguaggio tecnico viene chiamata "gradiente barico".
La conformazione del territorio, nonché la sua posizione geografica, influiscono tantissimo sulla natura e sull'intensità dei venti che possono originarsi in un determinato luogo.
A differenza degli altri parametri meteorologici, per descrivere completamente uno spostamento d'aria è necessario specificarne due valori: l'intensità (ossia la velocità) e la direzione. Spesso inoltre, per meglio definire la natura del fenomeno, si preferisce riportare sia la velocità media (calcolata in genere negli ultimi 5 o 10 minuti) che la velocità massima delle raffiche. Sebbene sia ancora uso comune (specialmente in campo aeronautico) esprimere la velocità del vento esclusivamente in nodi (un nodo = 1.852 Km/h), talvolta viene affiancato il corrispondente valore in m/s o anche in Km/h, unità di misura più facilmente leggibili e ponderabili.
Talvolta capita di fare confusione sulla direzione del vento: è bene chiarire che, per convenzione, la direzione riportata da qualsiasi bollettino meteo è SEMPRE QUELLA DI PROVENIENZA; venti settentrionali, ad esempio, sono correnti che spirano DA NORD VERSO SUD.
Per definire la direzione con una maggiore precisione si impiegano i 360 gradi dell'angolo giro, come indicato nella nota "rosa dei venti": 0° corrisponde al Nord, e, procedendo in senso orario, Est=90°, Sud=180° e Ovest=270°.
Lo strumento atto alla rilevazione della velocità del vento è l'anemometro

INDICE DI RAFFREDDAMENTO
Nella prima parte di questa sezione didattica relativa ai parametri meteorologici è stato descritto il significato dell'indice di calore (Heat Index), sottolineando come si tratti di un parametro "fittizio", introdotto per fornire un indicazione sul grado di disagio fisiologico generato sul nostro organismo dal caldo afoso, tipico dei mesi estivi.
Il "Wind Chill" è un parametro concettualmente simile, utile però nel periodo invernale: esso quantifica sostanzialmente la sensazione di "freddo" percepita dal nostro corpo a causa dell'esposizione al vento. Una massa d'aria (con temperatura inferiore rispetto a quella corporea) che investe la pelle nuda, determina infatti una perdita di calore per evaporazione che è tanto maggiore quanto più è elevata la velocità del flusso d'aria stesso. Ciò comporta che il nostro corpo percepisca una temperatura apparentemente inferiore a quella effettivamente presente.
Trattandosi pertanto di un valore termico, anche se apparente, il Wind Chill viene espresso in gradi centigradi: talvolta, per precisarne il significato, tale indice viene anche chiamato "indice di raffreddamento". Come per l'Heat Index, anche il Wind Chill è calcolato mediante un'equazione empirica: nella formula si tiene conto della temperatura dell’aria e della velocità del vento.

ACCUMULO E INTENSITA PRECIPITAZIONI
Le precipitazioni atmosferiche sono senza dubbio uno dei fattori climatici di maggior importanza: il territorio, la flora e la fauna sono profondamente condizionati dalla quantità e dall'intensità delle piogge, per esempio sembra da studi che i cicli dei monsoni influenzano la vita quotidiana del 60% della popolazione mondiale".
Le precipitazioni traggono origine dai fenomeni di condensazione dell’umidità atmosferica sotto forma di particelle d'acqua liquide o solide. La pioggia, la grandine e la neve sono dette "idrometeore di precipitazione".
Per descrivere opportunamente un evento precipitativo si utilizzano solitamente due parametri: l'intensità e la quantità accumulata. Per quanto riguarda quest'ultima, l'unità di misura adottata dai meteorologi è il millimetro, che equivale ad un litro d'acqua per metro quadrato di superficie. Per la neve e per la grandine è possibile esprimere una misura empirica in centimetri accumulati, anche se è preferibile fornire sempre il corrispondente valore in millimetri d'acqua equivalenti (un cm di neve fresca corrisponde all'incirca ad un mm d'acqua in condizioni di temperature a 0 gradi o meno ). L'intensità della precipitazione si esprime di conseguenza in millimetri orari (mm/h): spesso si distingue tra l'intensità media, ovvero i millimetri totali diviso la durata del fenomeno, e l'intensità massima raggiunta nel corso dell'evento.
Lo strumento impiegato per compiere tali misure è il pluviometro
Per dare un'idea delle grandezze in gioco, diciamo che, nelle nostre zone, una tipica perturbazione autunnale della durata di due o tre giorni apporta in media dai 20 ai 50 mm d'acqua totali. Con un'intensità tra 2 e 6 mm/h si ha pioggia moderata, mentre durante un violento temporale si possono anche superare i 100 mm/h, con accumuli di parecchi millimetri in pochi minuti.

Ale
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Un pò di didattica meteo  Empty L'Atmosfera Terrestre

Messaggio  Araba Fenice Lun Set 27, 2010 1:24 pm

Cos’è l’atmosfera

Un pò di didattica meteo  Terraq
(fonte internet)

E' una sottile striscia di aria che circonda la Terra (ha uno spessore di circa 1.000 Km) ma la sua fascia superiore estremamente rarefatta si estende fino a 30.000 Km di altezza. E' la fonte di vita del pianeta stesso.
Forse non si riflette a sufficienza sul fatto che si potrebbe sopravvivere senza cibo o senza acqua, ma non senza l'aria. Inoltre senza l'atmosfera non esisterebbero ne i mari ne gli oceani e nemmeno i laghi.
La Terra usa come motore l'energia del Sole, ma solamente una piccolissima porzione di questa energia viene intercettata dal nostro pianeta.

L’atmosfera è composta dall’aria che non è una sostanza semplice, ma un miscuglio formato da gas diversi in prevalenza azoto per il 78%, e ossigeno per il 21%circa, il restante 1% è formato da anidride carbonica e da una serie di altri gas, tra i quali elio, argo, neon, cripto, xeno e rado, detti gas rari per la loro scarsissima quantità.
Queste percentuali si riferiscono all’aria “secca”; infatti l’aria contiene anche quantità variabili di vapore acqueo che ne determina l’umidità.

Infine nell’aria sono disperse finissime particelle solide (polveri, pollini, spore batteriche e di funghi) che formano il pulviscolo atmosferico.


L’equilibrio chimico nell’atmosfera

La quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera è determinata da un equilibrio che si stabilisce tra oceano, rocce ed aria.
L’oceano contiene anidride carbonica in quantità superiore a quella dell’atmosfera ,circa 50 volte di piu'.
L’oceano e l’atmosfera si scambiano continuamente anidride carbonica in modo che la sua percentuale nell’aria resta pressoché stabile.


Le funzioni dell’atmosfera

Molto importanti sono le principali funzioni svolte dall’atmosfera:

è la sede dei fenomeni meteorologici;
• fa da scudo contro l'ingresso delle meteore;
• filtra i raggi ultravioletti;
• permette la vita grazie alla presenza dei gas ossigeno e anidride
carbonica;
• mantiene e distribuisce sulla Terra il calore del Sole (se non
esistesse l'atmosfera, ci sarebbe una differenza di temperatura
tra il giorno e la notte di circa 200 °C, come avviene sulla Luna).


La struttura dell’atmosfera

L’atmosfera ha caratteristiche diverse di temperatura, di densità e di composizione, è quindi possibile distinguere in essa una struttura a zone a mano a mano che dal suolo si sale a livelli più elevati.
Viene schematicamente divisa in cinque zone, dalla Troposfera,il primo strato che si incontra fino alla Esosfera che, a partire da 400 km di altezza, sfuma nello spazio interplanetario. Gli strati intermedi prendono il nome di Stratosfera, Mesosfera Termosfera, in ordine di distanza dal suolo.



Gli strati atmosferici

Le zone concentriche in cui i meteorologi dividono l’atmosfera, in base
alle differenze di temperatura, alle diverse quote, si succedono dall’alto
verso il basso:

Un pò di didattica meteo  Atm
(fonte internet)

La troposfera
è lo strato dell’atmosfera terrestre a diretto contatto con il pianeta ed caratterizzato dalla maggior densità dell’aria e dalla sua temperatura che diminuisce verticalmente in media di 6°C per chilometro. L’altezza della troposfera è variabile e và da un minimo di circa 8 chilometri in corrispondenza dei poli ad un massimo di circa 18 chilometri in corrispondenza dell’equatore. La sua altezza varia anche stagionalmente essendo maggiore nei mesi estivi e minore in quelli invernali.

La troposfera ospita l'80% della massa d'aria ed il 99% del vapore acqueo contenuto nell’atmosfera terrestre. La temperatura decresce con l’aumentare della quota, in quanto è il suolo la fonte indiretta del calore solare, e raggiunge il suo minimo in prossimità della tropopausa (circa -70°C). La concentrazione di vapore acqueo oltre che diminuire con l’aumentare della quota varia anche con la latitudine e sarà massima all’equatore, dove può superare il 3%, e diminuisce andando verso le regioni polari dove sarà minima.

Tutti i fenomeni atmosferici avvengono all’interno della troposfera, tuttavia le turbolenze possono estendersi fino alla porzione inferiore della stratosfera.


La tropopausa è un sottile strato a temperatura costante (circa -55°C) che separa la troposfera dalla stratosfera.



La stratosfera
si estende, partendo da una quota base variabile in base alla latitudine, a circa 50 chilometri di altitudine. La stratosfera è una sorta di barriera alla penetrazione dei moti verticali della troposfera anche se alcuni rimescolamenti sono possibili in certe regioni delle medie latitudini nei mesi primaverili ed invernali. Questi scambi modificano la posizione dei Jet Stream, le correnti in cui le velocità superano i 100 nodi.

Nella stratosfera la temperatura dell’aria rimane relativamente costante fino ad un’altitudine di 25 chilometri, quindi aumenta gradualmente fino a raggiungere il valore di circa 0°C. La regolazione termica della stratosfera, visto che il vapore acqueo presente è scarso, è gestita da uno strato di ozono localizzato ad un’altitudine compresa fra i 20 ed i 30 chilometri. Le molecole di ozono assorbono le radiazioni ultraviolette, aventi una lunghezza d’onda compresa fra 290 nm e 320 nm dannose per la vita perché possono essere assorbite dagli acidi nucleici nelle cellule, convertendole in energia cinetica che provoca il riscaldamento della stratosfera.

Approssimativamente è stato stimato che il 90% dell’ozono presente in atmosfera si trova nella stratosfera in cui la concentrazione è di circa 10 parti per milione in volume.



La mesosfera
si estende approssimativamente dai 50 ai circa 80 chilometri di altitudine ed è caratterizzata dalla graduale diminuzione della temperatura che raggiunge il suo minimo (circa190°K pari a -83°C) all’altitudine di 80 chilometri grazie alle trascurabili concentrazioni di ozono e di vapore acqueo. Con l’aumentare della distanza dalla superficie della Terra la composizione chimica dell’aria diventa fortemente dipendente dall’altitudine e l’atmosfera si arricchisce di gas leggeri. A grandi altitudini i gas residui cominciano a stratificarsi in base alla loro massa molecolare sotto l’azione della forza gravitazionale.



La mesopausa è uno strato di transizione fra la mesosfera e la termosfera.



La termosfera
si estende approssimativamente dagli 80 chilometri ed è caratterizzata da un graduale aumento della temperatura, che raggiunge i 1200°C, dovuto all’assorbimento della intensa radiazione solare da parte delle molecole di ossigeno che assieme all’azoto, ad un’altitudine di 100-200 chilometri, è ancora il principale componente.

La termosfera assieme alla porzione più esterna della mesosfera costituiscono la ionosfera una zona in cui i gas sono allo stato di ioni (particelle con carica elettrica per aver perso o acquistato elettroni). Queste particelle ionizzate sono molto importanti per le telecomunicazioni in quanto hanno la capacità di riflettere al suolo le onde radio provenienti dalla Terra in una direzione diversa da quella di provenienza. La termosfera è anche sede del fenomeno delle aurore polari.



L’esosfera
è la regione più distante dalla superficie della Terra e la zona di transizione tra l’atmosfera terrestre e lo spazio interplanetario. La termosfera e l’esosfera insieme costituiscono l’alta atmosfera che contiene anche la magnetosfera che sul lato illuminato della Terra raggiunge un’altezza di circa 64.000 chilometri. La magnetosfera contiene le fasce di Van Allen che si interrompono in corrispondenza delle zone polari. La magnetosfera intercetta e devia le radiazioni ionizzanti altrimenti dannose per gli esseri viventi. La temperatura media dell’esosfera è di circa 700°C anche se l’escursione termica fra il periodo in cui si ha il minimo irraggiamento solare (circa 300°C) e quello in cui si ha il maggior irraggiamento solare (circa 1700°C) è molto alta.



Vi è anche un altro modo di classificare l'atmosfera terrestre sulla base della sua composizione. Si parla allora di:

Omosfera uno strato ben rimescolato dove la composizione dell'aria in termini percentuali rimane pressochè costante a causa dei rimescolamenti turbolenti;

Eterosfera dove predomina la diffusione a causa della densità molto bassa, per cui gli atomi più pesanti stanno in basso e quelli più leggeri in alto;

Ionosfera dove prevale la concentrazione di ioni ed elettroni liberi.

L'Ozonosfera
è uno strato dell'atmosfera terrestre compreso tra i 20 e i 50 km di quota, caratterizzato da una concentrazione di ozono relativamente alta, che può raggiungere le 10 ppm (parti per milione). A queste quote, l'ozono si forma naturalmente per effetto dell'interazione delle molecole di ossigeno presenti nell'atmosfera con le radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole. La concentrazione naturale di ozono rimane pressoché costante grazie all’equilibrio tra il processo di produzione e quello di distruzione operato da alcuni composti dell'azoto, anch’essi presenti in atmosfera. L’assorbimento della radiazione ultravioletta nell’ozonosfera produce un’inversione nell’andamento della temperatura in funzione della quota: mentre nella troposfera la temperatura diminuisce al crescere della quota, nell’ambito dell’ozonosfera essa aumenta al crescere della distanza dalla superficie terrestre.

A livello della stratosfera, lo strato di ozono crea una sorta di schermo protettivo che assorbe le dannose radiazioni ultraviolette provenienti dal Sole, consentendo la vita sulla Terra. Questo tipo di radiazioni, infatti, altamente energetiche e penetranti, possono alterare e danneggiare il DNA degli esseri viventi. Nella troposfera, invece, la formazione dell’ozono è correlata soprattutto alle emissioni inquinanti degli autoveicoli e delle industrie, che rilasciano nell’aria anidride solforosa (SO2), ossidi di azoto (NOx) e composti organici volatili. Questo ozono ha un notevole potere ossidante e risulta nocivo per la salute degli organismi, uomo compreso.


Bilancio energetico fra la Terra e l'atmosfera
Il bilancio energetico fra la terra e l'atmosfera è l'equilibrio tra l'energia irraggiata dal Sole e l'energia in partenza dalla Terra. Parte dell'energia rilasciata dal Sole prima di raggiungere la Terra viene riflessa nello spazio dalle nubi e parte è assorbita dall'atmosfera terrestre.

Un pò di didattica meteo  Atm01p
(fonte internet)

La Terra mantiene la sua temperatura pressochè costante perchè l'energia assorbita (infrarossi) viene rilasciata totalmente nell'atmosfera sotto forma di calore e tenderebbe a fuggire nello spazio se non fosse trattenuta dall'atmosfera stessa (effetto serra). L'effetto serra raggiunge il massimo durante le notti con cielo coperto quando le nuvole riducono la dispersione del calore proveniente dalla terra. Al contrario nelle notti serene e con basso tasso di umidità una quantità più elevata di calore viene disperso negli alti strati dell'atmosfera e di conseguenza la temperatura al suolo diminuisce in maniera considerevole.

La Terra riceve una quantità di energia alla cima dell'atmosfera pari a 1.367 W/m² e questo valore è la cosiddetta costante solare. La luce solare è dispersa dalle molecole d'aria e dalle polveri presenti nell'atmosfera. La luce che arriva al suolo è poi in parte riflessa a seconda del tipo di superficie. La percentuale di luce riflessa rispetto a quella incidente è detta albedo. Superfici innevate hanno un albedo del 70-90%, mentre l'acqua ha un albedo del 10%. Complessivamente la Terra e l'atmosfera riflettono circa il 30% della radiazione solare ricevuta.

La Terra restituisce la stessa quantità di energia ricevuta dal Sole come specificato nella figura precedente.

Il bilancio energetico è estremamente delicato ed incide in maniera fondamentale nei processi atmosferici. Naturalmente vi sono poi delle caratteristiche di natura astronomica. La Terra compie un'orbita ellittica intorno al Sole ed inoltre è inclinata rispetto all'orbita che compie. Ciò fa si che l'emisfero settentrionale sia inclinato verso il Sole in estate e viceversa. Se non ci fosse questa inclinazione le giornate sarebbero sempre composte da dodici ore di luce e dodici ore di buio. Al di sopra del 66° parallelo il Sole rimane visibile per ventiquattro ore dal 20 marzo al 20 settembre, anche se, a così alte latitudini, rimane molto basso sull'orizzonte e poca radiazione riesce ad arrivare per riscaldare la superficie.

L'esistenza delle stagioni è dunque di natura astronomica. Gli estremi sono nei mesi di giugno e di dicembre dal punto di vista astronomico, quando abbiamo rispettivamente le giornate più lunghe e quelle più corte. Tuttavia giugno non è il mese più caldo e dicembre non è quello più freddo. Questo è dovuto proprio alla natura del bilancio energetico. Quando l'energia che arriva dal Sole è massima, essa eccede quella che viene riemessa dalla Terra. Il momento più caldo è quando questo bilancio si pareggia, e quindi un pò più tardi, nei mesi di luglio e di agosto.

Analogamente in inverno, per lo stesso effetto di ritardo, nei mesi di gennaio e di febbraio. Ad alte latitudini l'energia persa nello spazio è maggiore di quella ricevuta dal Sole, mentre questo bilancio si inverte all'equatore. A 37° di latitudine il bilancio è in pareggio.

Nell'emisfero meridionale valgono considerazioni analoghe, ma per l'inclinazione dell'asse terrestre l'emisfero sud ha il 7% in più di energia solare nel mese di gennaio. Le estati australi dovrebbero quindi risultare più calde. Tuttavia la differenza dipende dalla quantità di terre emerse, che è maggiore nell'emisfero settentrionale. Infatti l'81% dell'emisfero sud è coperto da acque, contro il 61% dell'emisfero nord. La maggiore capacità termica dell'acqua rispetto alla terra gioca un ruolo fondamentale nella termoregolazione dell'emisfero sud, al punto che le estati sono persino più fredde, anche se di poco, di quelle dell'emisfero nord.

(nella didattica niente commenti grazie)
Araba Fenice
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